Andrea Tubiello
Diocesi
di Aversa
Collegio
dei Diaconi permanenti
Oggetto:
Celebrazioni ininterrotte di trenta SS. Messe (Gregoriane)*, a
suffragio dell’anima benedetta del Diacono permanente Ferdinando
Ambrosio.
Il
Collegio diaconale della Diocesi di Aversa, ritenendo di compiere
un’opera buona di suffragio, che esprima concretamente i sentimenti
di stima e di affetto di tutti nei confronti della cara anima del
confratello diacono Ferdinando, ritornato alla Casa del Padre il 23
aprile 2012, ha deciso all’unanimità di far celebrare, quanto
prima, le SS. Messe di cui all’oggetto, con il contributo di tutti
i firmatari, relativo all’offerta da erogare per dette Celebrazioni
e con l’intesa che, in seguito, le stesse Celebrazioni saranno
officiate, sempre col fraterno contributo di tutti, in suffragio
delle anime dei confratelli Diaconi permanenti della Diocesi di
Aversa, in occasione dell’eventuale loro transito verso la Casa
del Padre.
A
questa iniziativa si è associato, offrendo il suo contributo, anche
il Rev. mo Mons. Pietro Tagliafierro, Vicario Episcopale per la
Liturgia e Responsabile del Collegio Diaconale.
Aversa,
23 settembre 2012
Diac.
Andrea Tubiello
P.S.
La celebrazione delle 30 SS. Messe di suffragio consecutive
giornaliere ha avuto inizio il primo ottobre 2012 e terminerà il
giorno trenta dello stesso mese.
G.B.Crespi. Messa di S.Gregorio |
*
LE SS. MESSE GREGORIANE
Si
tratta della celebrazione ininterrotta di trenta SS. Messe a
suffragio di un'Anima del Purgatorio.
La
pia pratica è nata così:
Un
monaco del Convento di S. Gregorio Magno aveva accettato, senza il
consenso del superiore, tre scudi d'oro da un suo beneficato:
mancanza gravissima contro il voto di povertà, professato dai
monaci, per la quale era incorso nella pena di scomunica.
Essendo
il monaco deceduto poco tempo dopo, S. Gregorio, per dare una lezione
esemplare a tutta la Comunità monastica, non solo continuò a
lasciarlo nella scomunica, ma lo fece seppellire fuori del Cimitero
comune, gettando nella sua fossa i tre scudi d'oro. Qualche tempo
dopo, preso da compassione, il Santo chiamò l'economo del monastero
e gli disse: «Il nostro confratello è tormentato dalle pene del
Purgatorio: incomincia subito per lui la celebrazione di trenta SS.
Messe, senza interromperla».
Il
monaco ubbidì; ma, per le troppe occupazioni, non pensò a contare i
giorni. Una notte, gli apparve il monaco defunto e gli disse che se
ne andava al Cielo, libero dalle sue pene. Si contò allora il numero
delle SS. Messe celebrate in suo suffragio e si trovò che erano
precisamente trenta. D'allora invalse l'uso di far celebrare trenta
SS. Messe per i Defunti, dette appunto Gregoriane dal nome di S.
Gregorio: uso che è tuttora in vigore nei monasteri benedettini e
trappisti e che Dio con molte rivelazioni ha fatto conoscere essergli
molto gradito (Dialoghi, IV, 10). Si può qui rispondere ad una
critica facile a sentirsi: «Vedi, si dice, basta avere del denaro e
te la cavi anche nell'altra vita. Certa gente fa di qua ciò che
vuole e poi, con la celebrazione di Messe, si compra anche il
Paradiso». Sentite cosa risponde un'Anima del Purgatorio: «Delle
preghiere della terra, in Purgatorio, si riceve solo quel tanto che
Dio vuole che ciascun'anima riceva secondo le disposizioni meritate.
E' un nuovo dolore aggiunto agli altri per queste “povere” Anime:
il vedere cioè che le preghiere che si fanno per la loro
liberazione, vengono applicate a chi ne è più degno. «Il sollievo
di ciascun'anima dalle pene è proporzionato al suo merito. Le une
ricevono di più, le altre di meno. «La Madre I. non ha avuto alcun
beneficio dalle SS. Messe fatte celebrare in suo suffragio. Le
religiose non hanno alcun diritto di disporre dei loro beni: ciò è
contro la Povertà». (Manoscritto del Purgatorio).
Disciplina ecclesiale
Nel
1967 la Congregazione del Concilio, per evitare malintesi
sconfinamenti verso la magia, ha previsto una deroga nella
successione ininterrotta di queste Messe per un improvviso
impedimento o altra ragionevole causa.
Valutazione
pastorale
Le
Messe Gregoriane costituiscono sicuramente una prassi lecita e
suggerita da autentica fede e devozione, ma pastoralmente c'è il
rischio di legare la salvezza all'automatismo di una pratica, cioè
alla semplice e materiale esecuzione delle trenta Messe consecutive.
La
teologia considera che, pur accettando questa pia e antica
tradizione, che esprime una grande fede nel valore del sacrificio di
Cristo, non bisogna mai dimenticare che nulla possiamo sapere
riguardo alle modalità applicative di questa grazia da parte di Dio.
Pertanto non si può affermare con certezza che dopo la celebrazione
di trenta Messe il defunto sia liberato dalle pene del purgatorio.
Infine
non bisogna dimenticare che il sacrificio di Cristo diventa
pienamente efficace per noi e i nostri defunti nella misura in cui la
nostra esistenza diventa concreta partecipazione alla vita di Cristo.