martedì 21 ottobre 2025

ESERCIZI SPIRITUALI DI OTTOBRE 2025


Sull’antico sentiero campestre che a partire da Mugnano del Cardinale si inerpica tra i monti del Partenio in direzione del Santuario di Montevergine, ove esisteva un tempo una villa romana e poi una chiesa paleocristiana dedicata ai Santi Pietro e Paolo, sorge il complesso di San Pietro a Cesarano.

Dalla fine del ‘600 l’edificio ha assunto la configurazione dell’eremo ed è stato destinato alla residenza monastica e religiosa educativa.

Dal 1969 esso fa parte della Mensa Vescovile di Aversa, grazie alla acquisizione del Vescovo Antonio Cece che lo destinò alla colonia estiva del Seminario diocesano. Oggi San Pietro a Cesarano si denomina Villa San Pietro ed è sede del Centro Pastorale Giovanni Paolo II, dedicato alla ospitalità comunitaria, agli eventi congressuali ecclesiali e ai ritiri spirituali della Chiesa Aversana.

In questo luogo posto nel silenzio a mezza costa della montagna che guarda sulla valle nolana e l’orizzonte del Vesuvio, si sono tenuti gli Esercizi Spirituali dei Diaconi Permanenti della Diocesi di Aversa, dal 9 al 12 ottobre 2025. Gli Esercizi sono stati ispirati al tema dell’Anno Pastorale Diocesano: Per questo motivo ti ricordi di ravvivare il dono di Dio, che è in te” (2 Tm 1,6). Essi sono stati organizzati da don Maurizio Palmieri, Direttore dell’Ufficio Liturgico della Diocesi e Delegato Episcopale per il Diaconato Permanente, e sono stati guidati da don Antonio Migliaccio, giovane sacerdote studioso di Diritto Canonico e Collaboratore alla Parrocchia Santi Filippo e Giacomo di Aversa.

Hanno collaborato per l’accoglienza e la mensa le suore dell’Ordo Virginum, coaudiuvate dal personale di cucina e delle pulizie.

Leggiamo la Relazione di Rocco Pellecchia, diacono permanente della Parrocchia di San Rocco di Frattamaggiore, cha ha partecipato agli Esecizi Spirituali.


Dal 9 al 12 ottobre c.a. si sono tenuti presso il “Centro Pastorale Giovanni Paolo II” di Mugnano del Cardinale gli Esercizi Spirituali di noi diaconi della diocesi di Aversa - alcuni confratelli erano accompagnati dalle rispettive mogli - seguiti dal nostro formatore don Maurizio Palmieri e guidati dal relatore don Antonio Migliaccio.



Gli esercizi spirituali, come ben sappiamo, sono un percorso che mira a rafforzare la fede e a mettere un po' d’ordine nella nostra vita attraverso la riflessione, la preghiera e la meditazione sviluppate con le “regole” di Sant’Ignazio; in particolare gli esercizi riguardano la prima settimana, dedicata al “discernimento degli spiriti”, quelli sullo Spirito buono e quelli sullo Spirito cattivo. Quest’ultimo è quello che sotto mentite spoglie gira e rigira intorno a noi cercando di fare breccia nella nostra anima per potervi entrare. Lavorando nell’oscurità, è quello che più di ogni altra cosa vuole che evitiamo di fare un’esperienza della misericordia di Dio essendo noi peccatori. 



Abbiamo letto e poi ci siamo soffermati su alcuni brani dell’antico testamento, come ad esempio dal 1° libro dei Re, in particolare la storia del Re Salomone e tutto quello che ne è conseguito; come anche dal Profeta Ezechiele cap. 16,1-26. Il brano che ha avuto più “risonanza”, perché più di qualcuno ha poi relazionato, è stato certamente quello del Profeta Geremia cap. 18,1-6 riguardante la missione divina data a Geremia; ossia quella di scendere nella bottega di un vasaio per osservare l’opera dell’artigiano con l’argilla, simbolo di come Dio modella il popolo d’Israele e come in ogni tempo ha modellato tutti noi. Congiuntamente ai brani dell’antico Testamento ci siamo soffermati su quelli tratti dai Vangeli, come ad esempio quello di Mt 6,25-33, di Gv 17,1-25, di Mc 6,30-32. E tanto altro ancora. Di quest’ultima esperienza di esercizi spirituali che ho fatto, concludo dicendo che l’Uomo essendo un peccatore cerca di rimediare attraverso la preghiera a un incontro personale con il Signore chiedendogli un dialogo. Lo cerca e lo trova soprattutto attraverso le Sacre Scritture, e così gli parla come se parlasse ad un amico; e quei passi del Vangeli che abbiamo letto, ci hanno colpito nel profondo dei nostri cuori più del solito, forse perché la Parola condividendola e pregando in quel luogo di silenzio l’abbiamo più sentita e fatta nostra, l’abbiamo gustataperché il pregare non è altro che aprire la porta e lasciar entrare Dio.

                                                                  Diacono Rocco Pellecchia

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